Il territorio di Porto Torres affaccia sullo splendido golfo dell'Asinara, e si trova a pochi chilometri dal suo capoluogo, Sassari. Il Comune sardo vanta un primato di non poco rilievo: dopo il porto di Olbia, quello della cittadina turritana è infatti il secondo della Sardegna per traffico passeggeri.
Fondata dai Romani nel 46 a.C. con il nome di Turris Libisonis, le necropoli rinvenute dagli archeologi testimoniano che la zona era abitata già durante il periodo prenuragico. Nel corso dei secoli la città subì la dominazione di vari popoli: dai Fenici ai Romani, dai Vandali ai Bizantini, senza dimenticare, ovviamente, gli Spagnoli.
Il nome di Porto Torres è indissolubilmente legato alla figura dell'ingegnere olgiatese Nino Rovelli, che verso la fine degli anni '50 puntò sull'avviamento e sulla crescita della zona industriale della Marianella.
ll fallimento della S.I.R. di Rovelli nel 1981 e il progressivo declino del settore industriale condusse la popolazione turritana a investire sullo sviluppo del porto. Ciò avvenne a partire dagli anni '90, quando ci si rese conto che per evitare il default la città avrebbe dovuto votarsi al turismo.
Parallelamente all'ampliamento del porto civile (interessato da un considerevole flusso turistico), sempre più importanza è stata rivolta all'ingente partimonio storico-artistico della zona. Se ciò non bastasse, il polo della Marianella e la centrale di Fiume Santo sono al centro di un piano di riconversione e di bonifica, e grande impulso è stato dato alla realizzazione di impianti fotovoltaici.
Nonostante gli interventi dell'uomo, il territorio di Porto Torres è ricco di impareggiabili bellezze naturalistiche, che lo rendono una vera e propria oasi che accoglie il visitatore e gli consente di ritemprarsi. Nell'ottica di preservare questa significativa eredità ambientale, tra il 1997 e il 2002 sono state istituite due aree protette: il parco nazionale dell'Asinara e l'omonima area marina protetta.
L'isola dell'Asinara è storicamente nota anche per ragioni di natura giudiziaria. Fino al 1998 ha infatti ospitato un penitenziario di massima sicurezza, dove sono stati detenuti esponenti di spicco della malavita organizzata: tra questi, il "professore" della NCO Raffaele Cutolo, il capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina e Matteo Boe, l'unico prigioniero ad essere riuscito ad evadere dalla struttura. Presso il distaccamento di Cala d'Oliva soggiornarono per motivi di lavoro i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino prima del maxiprocesso di Palermo.